LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI: LE NUOVE GENERAZIONI NON MERITANO UN PIANETA MALATO.
La settimana scorsa il noto divulgatore scientifico Luca Mercalli, metereologo e climatologo presidente della Società Meteorologica Italiana, ha tenuto diversi incontri nella provincia di Brescia per lanciare l'ennesimo appello che la comunità scientifica mondiale grida inascoltata da decenni: «Siamo sull'orlo del baratro, ci resta poco tempo per fermare i cambiamenti climatici».
I segni del cambiamento climatico ormai sono ampiamente certificati da tutta la scienza internazionale e per coloro che non credono, come Trump che dice «I don’t belive it», Mercalli risponde «Alla scienza non bisogna credere: la si deve studiare».
Gli studi in merito sono tantissimi e la comunità scientifica parla chiaro, dal celebre rapporto Charney pubblicato nel 1979, passando dal progetto Epica (1996-2005) che ha analizzato le concentrazioni di CO2 di 8 glaciazioni e 800 mila anni di storia della terra attraverso i carotaggi del ghiaccio antartico, fino ai recenti studi dei ricercatori della Lawrence Livermore National Laboratory in California che hanno elaborato i dati di 40 anni di misurazioni satellitari dimostrando che i cambiamenti climatici sono dovuti alle attività umane con una probabilità del 99,999%.
Non c’è più tempo, il punto di non ritorno sul clima l’abbiamo purtroppo già passato. Il danno è già fatto e due scenari si prospettano entro fine secolo: un contenimento dell’aumento della temperatura di +2 gradi se si iniziasse ad intervenire subito o un aumento di +5 gradi se si decidesse di non fare nulla. Tale ultima ipotesi porterebbe danni catastrofici per l’umanità.
Per l’Italia e per i paesi del mediterraneo i danni del cambiamento climatico saranno molto gravi: perdita di zone costiere per l’innalzamento del livello dei mari, con conseguente esodo di milioni di persone, desertificazione dei suoli con perdita di terreni agricoli e relativa produzione, problemi sanitari ed in generale un totale stravolgimento della vita di chi vivrà nel prossimo futuro nelle nostre zone. Inoltre saranno sempre più frequenti gli eventi meteorologici violenti come quelli a cui abbiamo da poco assistito in diverse zone del paese. La pianura Padana in particolare sarebbe molto colpita e già tra poche decine di anni si potrebbero registrare innalzamenti significativi delle temperature estive anche fino a 50 gradi.
Il più grave problema che l’umanità ha di fronte a sé dovrebbe attirare molta più attenzione di quella che i media e l’informazione le attribuiscono.
Nonostante la scienza dica che si deve necessariamente agire subito, l’attenzione mediatica per una situazione di tale gravità è completamente inconsistente rispetto a quella che viene assorbita da argomenti che, paragonati a questa, dovrebbero essere del tutto secondari. In questo periodo uno di questi è sicuramente il TAV Torino-Lione.
Anche su questo punto Mercalli è stato chiaro, sia negli incontri bresciani, sia in un recente articolo apparso sul Fatto Quotidiano. Il bilancio delle emissioni di CO2 dell’opera è negativo per decenni persino usando le stime di traffico (gonfiate) dai fan della Torino-Lione.
I dati sono contenuti nei Quaderni prodotti dall’Osservatorio Torino-Lione, diretto da Mario Virano, che oggi è il direttore generale di Telt, la società italo-francese che si propone di realizzare la linea. Le stime dicono che durante tutta la costruzione del tunnel le emissioni aumenteranno (circa 1 milione di tonnellate di CO2 l’anno) e ci vorrebbero almeno 12 anni dalla fine dell’opera per avere i primi blandi benefici ambientali (basati però su stime che si sono già rivelate gonfiate). Se dunque i lavori iniziassero nel 2020 e durassero 15 anni (ad essere ottimisti), l’apertura del tunnel sarebbe nel 2035 e il maggior inquinamento per la realizzazione dell’opera si trascinerebbe sicuramente fino al 2047. È un caso evidente di cura peggiore del male perché, al contrario di quanto avverrebbe col TAV, le emissioni vanno abbassate con certezza subito e non ipoteticamente tra 30 anni.
Da questo punto di vista rimaniamo stupiti dall’ignoranza di alcuni importanti amministratori locali e direttori di giornali locali che, come molti loro colleghi a livello nazionale, stanno spingendo l’opera nonostante le analisi economiche e ambientali formulate dai maggiori esperti nazionali siano estremamente negative. Esortiamo questi esponenti del mondo politico e dell’informazione a seguire il consiglio di Mercalli, ossia studiare invece che affidarsi a cieche ideologie.
Il M5S sia a livello nazionale che a livello locale promuove da sempre una politica ambientale ambiziosa, basata sull’economia circolare, sulla mobilità sostenibile, sulla diminuzione dell’uso di fonti fossili promuovendo le energie rinnovabili, sul risparmio energetico e utilizzando i soldi degli italiani per opere veramente importanti. Basiamo le nostre scelte non sulle ideologie ma sui dati e sulle analisi scientifiche.
Per un tema così importante esortiamo i giovani a partecipare allo sciopero mondiale studentesco per il clima del 15 marzo e di partecipare alla manifestazione che è stata organizzata anche a Brescia.
I segni del cambiamento climatico ormai sono ampiamente certificati da tutta la scienza internazionale e per coloro che non credono, come Trump che dice «I don’t belive it», Mercalli risponde «Alla scienza non bisogna credere: la si deve studiare».
Gli studi in merito sono tantissimi e la comunità scientifica parla chiaro, dal celebre rapporto Charney pubblicato nel 1979, passando dal progetto Epica (1996-2005) che ha analizzato le concentrazioni di CO2 di 8 glaciazioni e 800 mila anni di storia della terra attraverso i carotaggi del ghiaccio antartico, fino ai recenti studi dei ricercatori della Lawrence Livermore National Laboratory in California che hanno elaborato i dati di 40 anni di misurazioni satellitari dimostrando che i cambiamenti climatici sono dovuti alle attività umane con una probabilità del 99,999%.
Non c’è più tempo, il punto di non ritorno sul clima l’abbiamo purtroppo già passato. Il danno è già fatto e due scenari si prospettano entro fine secolo: un contenimento dell’aumento della temperatura di +2 gradi se si iniziasse ad intervenire subito o un aumento di +5 gradi se si decidesse di non fare nulla. Tale ultima ipotesi porterebbe danni catastrofici per l’umanità.
Per l’Italia e per i paesi del mediterraneo i danni del cambiamento climatico saranno molto gravi: perdita di zone costiere per l’innalzamento del livello dei mari, con conseguente esodo di milioni di persone, desertificazione dei suoli con perdita di terreni agricoli e relativa produzione, problemi sanitari ed in generale un totale stravolgimento della vita di chi vivrà nel prossimo futuro nelle nostre zone. Inoltre saranno sempre più frequenti gli eventi meteorologici violenti come quelli a cui abbiamo da poco assistito in diverse zone del paese. La pianura Padana in particolare sarebbe molto colpita e già tra poche decine di anni si potrebbero registrare innalzamenti significativi delle temperature estive anche fino a 50 gradi.
Il più grave problema che l’umanità ha di fronte a sé dovrebbe attirare molta più attenzione di quella che i media e l’informazione le attribuiscono.
Nonostante la scienza dica che si deve necessariamente agire subito, l’attenzione mediatica per una situazione di tale gravità è completamente inconsistente rispetto a quella che viene assorbita da argomenti che, paragonati a questa, dovrebbero essere del tutto secondari. In questo periodo uno di questi è sicuramente il TAV Torino-Lione.
Anche su questo punto Mercalli è stato chiaro, sia negli incontri bresciani, sia in un recente articolo apparso sul Fatto Quotidiano. Il bilancio delle emissioni di CO2 dell’opera è negativo per decenni persino usando le stime di traffico (gonfiate) dai fan della Torino-Lione.
I dati sono contenuti nei Quaderni prodotti dall’Osservatorio Torino-Lione, diretto da Mario Virano, che oggi è il direttore generale di Telt, la società italo-francese che si propone di realizzare la linea. Le stime dicono che durante tutta la costruzione del tunnel le emissioni aumenteranno (circa 1 milione di tonnellate di CO2 l’anno) e ci vorrebbero almeno 12 anni dalla fine dell’opera per avere i primi blandi benefici ambientali (basati però su stime che si sono già rivelate gonfiate). Se dunque i lavori iniziassero nel 2020 e durassero 15 anni (ad essere ottimisti), l’apertura del tunnel sarebbe nel 2035 e il maggior inquinamento per la realizzazione dell’opera si trascinerebbe sicuramente fino al 2047. È un caso evidente di cura peggiore del male perché, al contrario di quanto avverrebbe col TAV, le emissioni vanno abbassate con certezza subito e non ipoteticamente tra 30 anni.
Da questo punto di vista rimaniamo stupiti dall’ignoranza di alcuni importanti amministratori locali e direttori di giornali locali che, come molti loro colleghi a livello nazionale, stanno spingendo l’opera nonostante le analisi economiche e ambientali formulate dai maggiori esperti nazionali siano estremamente negative. Esortiamo questi esponenti del mondo politico e dell’informazione a seguire il consiglio di Mercalli, ossia studiare invece che affidarsi a cieche ideologie.
Il M5S sia a livello nazionale che a livello locale promuove da sempre una politica ambientale ambiziosa, basata sull’economia circolare, sulla mobilità sostenibile, sulla diminuzione dell’uso di fonti fossili promuovendo le energie rinnovabili, sul risparmio energetico e utilizzando i soldi degli italiani per opere veramente importanti. Basiamo le nostre scelte non sulle ideologie ma sui dati e sulle analisi scientifiche.
Per un tema così importante esortiamo i giovani a partecipare allo sciopero mondiale studentesco per il clima del 15 marzo e di partecipare alla manifestazione che è stata organizzata anche a Brescia.
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